Il cappellino della vecchia


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(Da una lettera di Vermondo Brugnatelli alla famiglia, scritta in Finlandia durante il giro di Capo Nord)

Vuotso, 22 luglio 1971

Salve gente.
   Ho pronto per voi un racconto EMOZIONANTE.  Un giallo da BRIVIDO, un autentico thrilling vissuto.  Vi basti sapere che in questo momento potrei scrivervi dalle carceri di Sodankylä [NON E' UNO SCHERZO!]
   Hitchcock ne potrebbe trarre un racconto pieno di "suspence": "Il cappellino della vecchia", riferendosi evidentemente alla diabolica vecchietta che si proponeva di non far giungere il Ciclaspis a destinazione.  La scena ha inizio su una sperduta stradetta della Lapponia.  Due cicloturisti avanzano tranquilli non presagendo ciò che il fato sta per mandare loro incontro. [Particolare di abbellimento, effettivamente avvenuto, che c'entra ben poco col resto, ma che con una buona sceneggiatura rende bene la suddetta idea del destino che sta per compiersi: i nostri cicloturisti hanno trovato poco prima una carcassa di renna, con la testa lontana alcuni passi e senza corna. Ricordatevi il particolare perché le corna in un certo senso sono il cappello della renna.  La carcassa, poi, fa tanto macabro.]
   Tornando ai nostri due cicloturisti, diremo che sono solo due perché s'erano fermati a far foto, e purtroppo ciò non ha nulla di sorprendente.  Ed ecco profilarsi all'orizzonte un posto di vendita di souvenirs (avevano comprato poco prima una pelle di renna cadauno), e vi si accostano.  Rullo di tamburi.   Direi che ci starebbe bene anche un tuono in lontananza, anche se non ci fu.
   Dei due cicloturisti, uno solo (io) trova un cappellino lappone che gli vada bene, e l'altro (il Paolo), non trovando la sua misura, non ne prende.   Poi essi ripartono.
   Che emozione!   Un paio di chilometri dopo, arrivando in un paesino (Vuotso), che, guarda caso, è sede della loro tappa quotidiana, si nota un altro venditore di souvenirs.  No, gentili lettori, non si tratta del racket dei cappellini o di vendette tra trafficanti di droga.  Il fatto è che il Paolo trova lì il cappellino che gli va bene, e lo compra.
   Da questo preciso istante la situazione precipita.  Uscendo dal baracchino dopo l'acquisto, i nostri due eroi sono avvicinati da una petulante donnetta [no, non è la vecchietta del titolo: la vicenda, come in ogni giallo che si rispetti, è molto ingarbugliata.  Pare trattarsi solo di una conoscente].   Sulle prime i due pensano che tenti di vendere loro un cappellino che tiene in mano, e cortesemente rifiutano. Che strana lingua il finlandese!
   Mentre la comitiva dei cicloturisti pensa alle spese da fare (il gruppo, arrivati in paese, si è ricomposto) [NB. Il paese è composto solo da un campeggio e da un negozio con un distributore di benzina, oltre al succitato baracchino di souvenirs], la donnetta si fa avanti nuovamente, spalleggiata da metà della popolazione del paese.  Atmosfera da linciaggio? No, cari lettori : il paese avrà sì e no 10 abitanti.  Dopo che ebbero vociato molto in finlandese (se stavano zitti era lo stesso), ed aver fatto saltar fuori la parola "hat" in inglese, un individuo, sempre in inglese, ci domanda con tono vibrante di sdegno che cosa abbiamointenzione di fare.  Pare scosso dalla nostra risposta: "Adesso cercheremo un posto dove passare la notte".
   Dopo lunghe spiegazioni veniamo a capire di essere accusati di avere "grattato" un cappellino senza pagare.
   Non pensiate che il giallo finisca qui, tutt'altro.  Ora inizia il bello.
   Mi dispiace di non riuscire a rendere bene il continuo accusare in finlandese e negare ogni addebito in italiano succedutosi per tutto il pomeriggio, interrotto talvolta dall'andare a fare la spesa o a prendere i posti in un bungalow del camping.  La scena ha avuto del farsesco.
   Si giunse alle minacce di "Poliisi, poliisi" (trad.: polizia, polizia) da parte della donna, mantre oramai la maggior parte dei presenti tifava chiaramente per noi.   Si giunse intanto a chiarire le circostanze del "fattaccio".  Esso era avvenuto al posto di souvenirs n°1, ed aveva come principale accusato il Paolo.
   "Cosa c'entra la vecchietta?" diranno a questo punto, se non l'avranno già detto, i miei pazienti lettori.  La vecchietta sopraggiunge quando ci siamo già installati nel camping.  E' la venditrice che afferma di saper tutto, aver visto tutto, e poter testimoniare.  In un primo momento nessuno se ne occupa più di una zanzara un po' cocciuta (ma non al punto di ucciderla.  Il nostro è un giallo senza assassino.  Un giallo psicologico?).  Qui termina la prima parte.
   Laseconda comincia una buona mezz'ora dopo.  Si svolge, possiamo dire, in interni.  I cicloturisti mangiano.  Prima una minestrina.  Poi un salsicciotto rosolato sul caminetto.  E qui, la faccenda precipita una nuova volta.  Una freccia con un messaggio si pianta sulle pareti del bungalow0  Od un coltello nella nostra schiena? Uno scheletro cammina e si mette a parlare?  No, nulla di tutto ciò.
   Si può dire anzi che arrivino i nostri.  Con agghiacciante stridore di freni si blocca davanti alla capanna una potente macchina straniera (per gli Italiani, in realtà, locale).  Ne scendono due poliziotti ed un interprete, i quali, non potendo, dato il loro numero, circondare la casa, né sfondare la porta perché era aperta, bussano e borbottano --forse-- permesso.  La diabolica vecchietta spunta chissà da dove e si mette a farfugliare con essi, indicando ora l'uno ora l'altro di noi.  Apprendiamo poi dall'interprete che essa ha dato una cronologia dei nostri passaggi davanti al suo banchetto assolutamente pazzesca, indicando per esempio nel Franco, che non si era nemmeno fermato, il compagno di delitto del Paolo.  Il guaio è che i poliziotti e anche l'interprete sono convinti che essa abbia ragione [cita, per esempio, a sostegno della propria tesi, la testimonianza di tre bambini, che noi non abbiamo visto ma che avrebbero visto il Paolo appropriarsi del cappello.]
   Ma ecco che il Franco si fa valere, con stretta logica e scarso inglese spiega la nostra versione, minacciando la vecchia di una denuncia per calunnia ed i poliziotti di grane al consolato ed ai giornali italiani, che egli afferma seguire il nostro viaggio.  A completare l'opera intervengo io caricando la macchina con il flash, inquadrando e chiedendo il permesso di scattare la foto.  Il tipo, da buon poliziotto, nega il permesso, cominciando a sentire oltretutto odore di pubblica figuraccia.  I poliziotti cedono, la vecchia (che in questo pomeriggio per correre dietro al cappellino ha perso un sacco di clienti, e le sta bene), ritira la denuncia.  I poliziotti augurano la buona sera e si ritirano in buon ordine dicendoci che lasciano a noi di sbrigarcela con la vecchia (poveracci, hanno fatto i 90 km. da Sodankylä a qui con strada orribile per un cappellino).
   Speriamo che ora, essendo la faccenda tornata tra la vecchia e noi, io non debba domattina scrivere un nuovo giallo, "La vendetta della vecchia", a base di bungalows incendiati nottetempo...

Salutoni.
Vermondo