«Una volta tutti gli animali selvatici che vivono nella savana si trovavano in uno stesso posto, insieme al loro re, il leone. Costui, andando in giro, uccise un asino veramente molto robusto. Lo portò quindi indietro e lo gettò in mezzo a loro, dicendo: "Chi di voi me lo scuoierà, mi preparerà la carne e mi tirerà fuori i pezzi migliori? Però, se ne mangerà anche solo un pezzetto io me ne accorgerò e lo ucciderò. Gli darò io stesso la sua ricompensa".Questo racconto è evidentemente connesso con uno presente tanto nel Pañcatantra che nel Kalila e Dimna, in cui agiscono sempre un leone, uno sciacallo e un asino. Per comodità riporto qui la versione araba (Ibn al-Muqaffa' 1991: 189-91), in quanto meno frammentaria dell'originale indiano, cui peraltro corrisponde quasi perfettamente (15):
Dopo questa premessa, tutti gli animali selvatici dicevano di non essere in grado.
Saltò fuori lo sciacallo, che disse: "Per me va bene, solo, mettimelo laggiù, in un posto in cui tu non mi possa vedere". Il leone portò l'asino in un luogo dove non lo si potesse vedere, e lo sciacallo lo aprì, ne estrasse il cuore e se lo mangiò. Dopo avere estratto e mangiato il cuore, scuoiò l'asino, preparò la carne, lo smembrò e dispose per bene ogni pezzo.
A questo punto chiamò tutti gli altri, dicendo: "Venite!" Vennero tutti, e tra essi il leone, che gli chiese: "Dov'è la tale parte?" "Eccola qui".
"Dov'è quest'altra parte?" "Eccola qui".
"Dov'è quest'altra parte?" "Eccola qui".
"Dov'è quest'altra parte?" "Eccola qui".
Alla fine chiese: "E il cuore, dov'è?" "Il cuore, se ne avesse avuto uno, nemmeno tu avresti potuto ucciderlo! Adesso dammi la mia paga".
Fu così che tutti gli animali selvatici seppero che non tutti gli asini hanno un cuore, perché un asino forte come quello, se avesse avuto cuore, nemmeno il leone avrebbe osato misurarsi con lui. Era stata l'assenza del cuore che lo aveva reso possibile.»
«Raccontano che un leone viveva in una boscaglia insieme con uno sciacallo che si nutriva degli avanzi delle sue prede. Il leone fu colpito gravemente dalla scabbia e si indebolì tanto da non potere più cacciare. Lo sciacallo gli disse: "Che hai o re degli animali? La tua salute è cambiata e la caccia diminuita. Che ti è successo?" Il leone rispose: "La causa è questa scabbia che vedi e che può essere curata solo con le orecchie ed il cuore di un asino".Come si può vedere, la versione tuareg, pur rimandando senza dubbio a un racconto simile a quello indiano, ha perso molto del contorno originale. Mancano sia il motivo della necessità di mangiare il cuore (e le orecchie, altro dettaglio sparito), sia la serie di eventi che portano a concludere che l'asino è "senza cuore". Qui abbiamo solo, sbrigativamente, l'affermazione che questo asino era "veramente molto robusto", per cui l'assenza di cuore andrebbe semplicemente spiegata come mancanza di "coraggio".
"So di un pascolo qui vicino —disse lo sciacallo— dove un lavandaio viene col suo asino, carico di vestiti da lavare. Quando l'uomo scarica l'asino e porta i panni nel lavatoio acciufferò l'asino e te lo porterò, così potrai avere le sue orecchie e il suo cuore".
"Se hai deciso così —disse il leone— affrettati, poiché ne va della mia salute".
Lo sciacallo se ne andò dall'asino e gli disse: "Come mai sei così scarno e hai il dorso pieno di piaghe?".
L'asino rispose: "Il mio padrone è questo lavandaio cattivo che mi dà foraggio andato a male e mi fa affaticare caricando il mio dorso." "Come fai a sopportare tutto ciò?", chiese lo sciacallo. E l'asino: "Che altro posso fare e dove posso andare per fuggire gli uomini?".
Lo sciacallo rispose: "Ti indicherò io un luogo isolato, un prato fertile inesplorato dall'uomo, in cui vive un'asina così bella e perfetta che la gente non ne ha mai viste come lei. Oltretutto quest'asina vorrebbe uno stallone". L'asino, incantato dalla descrizione dell'asina, disse: "Cosa aspettiamo, andiamo!".
Così, si diressero insieme verso il leone; lo sciacallo arrivò per primo e lo informò di tutto. Questi balzò da dietro sul dorso dell'asino ma non riuscì ad acchiapparlo e quello scappò.
"Che hai fatto?—chiese lo sciacallo al leone. —Se hai lasciato adare l'asino di proposito, perché hai insistito che io andassi a cercarlo? Se invece non sei riuscito ad afferrarlo, la cosa è ancora più grave perché siamo rovinati se il nostro re non riesce a catturare neanche un asino".
Il leone sapeva bene che se avesse detto "l'ho lasciato deliberatamente", lo sciacallo gli avrebbe dato dello stupido; se invece avesse detto "non sono riuscito ad acchiapparlo per debolezza", gli avrebbe dato dell'incapace. Allora disse: "Se riuscirai a riportarmi l'asino, ti dirò perché l'ho fatto".
Lo sciacallo pensò: "L'asino mi ha già gabbato una volta, ma ora tornerò da lui e cercherò di metterlo nel sacco come meglio potrò". Tornò quindi dall'asino, che gli chiese: "Che vuoi da me?". E lo sciacallo: "Voglio farti del bene, ma a volte la libidine e la passione danneggiano la prodigalità. È l'asina di cui ti avevo parlato che ti è saltata addosso perché è in calore. Se solo tu avessi aspettato un po' sarebbe passata sotto di te".
Quando l'asino sentì nuovamente parlare dell'asina, perse la testa e tornò indietro con lo sciacallo: stavolta il leone balzò su di lui e lo catturò. Dopo averlo sistemato, disse allo sciacallo: "Il rimedio consiste nel compiere l'abluzione, poi mangiare le orecchie e il cuore dell'asino e dare il rimanente in offerta. Custodisci quest'asino finché sarò di ritorno, dopo avere compiuto le abluzioni".
Andato via il leone, lo sciacallo mangiò le orecchie ed il cuore dell'asino nella speranza che il leone ne avrebbe tratto un cattivo augurio e che non avrebbe mangiato quel che restava.
Al suo ritorno, il leone domandò allo sciacallo: "Dove sono il cuore e le orecchie dell'asino?".
Lo sciacallo rispose: "Non hai notato che quest'asino non ha né cuore né orecchie?".
E il leone disse: "Sono le parole più sorprendenti ch'io abbia mai udito".
"Se egli avesse avuto cuore e orecchie —replicò lo sciacallo— non sarebbe tornato da te dopo quel che gli avevi fatto".
LA SCROFA, LO SCIACALLO E IL LEONEAnche se qui l'animale privo di "cuore" è diventato un suino (oggi all'ultimo posto nella scala dei valori nel Maghreb musulmano), (17) mi sembra indicativa l'insistenza con cui si sottolinea come nel primo assalto del leone fosse stata afferrata un'orecchia dell'animale. (18) Proprio le lunghe orecchie sono infatti una delle caratteristiche più notevoli dell'asino, (19) e ad esse fa esplicito riferimento la versione indiana, dove si osserva che anch'esse "mancano" allo stolto animale (e qui il paradosso è evidente, giacché è difficile non vederle), alludendo alla mancanza della capacità di "udire" (20), di rendersi conto della realtà.
C'erano uno sciacallo ed un leone. Il leone disse: "Voglio stare con te: noi due resteremo insieme". Rispose lo sciacallo: "Ma io ho paura di te" "Perché?" "Ho paura che tu mi divori" "Giuro di non mangiarti, a meno che tu non faccia qualcosa per meritartelo".
Giurarono, e a quei tempi i giuramenti avevano valore!
Un giorno, però, il leone si accorse di avere voglia di mangiare, e temette di venir meno al suo giuramento. Si disse: "Adesso avrei proprio voglia di mangiare qualcosa: vorrei della carne..."
Lo sciacallo capì che se non gli avesse portato qualcosa da mangiare, avrebbe divorato lui.
Uscì e trovò (con rispetto parlando) una scrofa che pascolava nella foresta. Le disse: "Cara scrofa!" "Sì?" "Non lo sai? Tuo zio leone è ammalato e tutti gli uccelli dei campi sono andati da lui, tranne te. Manchi proprio solo tu. Fa' presto o vedrai cosa ti farà!" "Non lo sapevo".
La scrofa allora si diresse verso la tana, e stava per entrarci ma non appena la vide il leone balzò su di lei e l'afferrò per un'orecchia. Essa puntò forte con le zampe e riuscì a sottrarsi alla presa, mettendosi in salvo.
Lo sciacallo, che era rimasto ad osservare sulla soglia della grotta, disse: "Cos'è successo? perché sei tornata indietro?" "Ah, figliolo, è balzato su di me e mi ha colpita ad un'orecchia! E tu dicevi che era malato!" "Ma dai! Voleva solo appenderti un orecchino! Va', da brava, torna da lui!"
E così la scrofa fece ritorno...
Il leone la abbatté con un sol colpo, la squartò e la uccise. Chiamò quindi lo sciacallo e gli disse: "Vieni, sciacallo, falla in pezzi e dammi il suo cuore da mangiare!" Lo sciacallo la prese per levarle la pelle, e quindi le estrasse il cuore e se lo mangiò lui. Tornò dal leone e gli diede la scrofa dicendogli: "Ecco, mangia pure." E se ne andò.
Al leone bastò un'occhiata per capire che mancava il cuore, e quindi chiese: "Com'è questa storia? Io voglio il cuore!" "Caro leone, costei non aveva cuore." "Eh? C'è qualche essere vivente che sia privo di cuore?" "Se avesse avuto un cuore, sarebbe tornata una seconda volta dopo che tu l'avevi colpita una volta? Doveva proprio essere senza cuore."
Questa storia è per coloro che non hanno discernimento (lmucrifa): appena sono scampati ad una brutta avventura, subito ritornano nella stessa disavventura: non hanno dignità (ennif), non hanno cuore (ul).
«Sei dunque un asino? Ti farai guidare dagli altri! Non hai un cuore nel tuo corpo!» (pap. Anastasi V, 10.7-8)Per questo, anche se nei numerosi racconti di animali che sono noti dall'antico Egitto non si è trovata espressamente una favola analoga a quella del Pañcatantra, (27) mi sembra assai probabile che anche nella valle del Nilo essa fosse ben presente, e chissà che proprio da qui sia partita, in epoche antichissime, per essere accolta e assimilata ad ovest nella cultura nordafricana e ad est in quella indiana.
«Sei dunque un asino che si fa guidare dagli altri e non ha un cuore nel suo corpo?» (pap. Sallier I, 3.9)
«Non essere un uomo 'senza cuore', che non ha ricevuto un'istruzione!» (pap. Bologna 1094, 3.6)
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Un leone aggredisce un asino (hanut di
Ben Yasla, Tunisia, H 6/84, foto di M. Longerstay). Una zampa anteriore
del leone sembra afferrare la preda per un'orecchia |